Il contesto sociale del Sestiere del MOLO
Note da documento strategico del Patto del Molo 2021
IL SESTIERE COME SI PRESENTA
Richiamiamo qui sinteticamente alcuni tra i dati più significativi che definiscono le caratteristiche specifiche dell’area urbana oggetto dell’intervento:
IL SESTIERE IN TRASFORMAZIONE
Delle 71 unità urbanistiche di Genova, il Molo è la parte del centro storico oggetto di più nette trasformazioni, sotto il profilo demografico, sociale ed economico e soprattutto urbanistico: dal secondo dopoguerra fino ai primi Duemila è stato oggetto di rilevanti interventi, sulle zone distrutte dai bombardamenti, poi per lo sviluppo di aree direzionali, commerciali e culturali e per riqualificare zone in condizioni di abbandono, dal Porto Antico fino alla centrale piazza De Ferrari.
CHI LO VIVE
I residenti
Dagli ultimi dati disponibili1 rileviamo che il sestiere è abitato da quasi 10.000 residenti (circa 1/60° della popolazione urbana) ma con una densità per km2 di 6 volte superiore al resto della città. Il trend decennale (2012-19) vede un leggero calo di residenti, con una diminuzione degli under 55 e un incremento degli over 55. Altri dati utili che distinguono il sestiere dalla media cittadina sono: la presenza di famiglie unipersonali superiore di oltre 1/3; la presenza di anziani soli (47%) superiore di 10 punti; di stranieri (18%) superiore di 9 punti. Mentre i tassi di scolarizzazione e di disagio sociale sono migliori della media genovese2.
La popolazione del Molo risulta essere comunque una delle più equilibrate in città, con un tasso di vecchiaia allineato al valore nazionale (mentre il dato complessivo cittadino è oltre una volta e mezzo più alto). Tale equilibrio è conseguenza di movimenti migratori interni ed esterni per cui la struttura demografica del quartiere è formata, semplificando, da tre insiemi: l’anziana popolazione originaria, spesso costituita da migranti dal Meridione arrivati in città nel secondo dopoguerra, giovani adulti generalmente con alti titoli di studio, che lavorano sia come professionisti sia in ambiti più precari nei settori della cultura, dell’arte, del tempo libero, e infine giovani migranti principalmente di origine africana.
Il Molo si distingue quindi per un tessuto demografico ricco, stratificato e mescolato nel tempo, che lo rende assolutamente originale e unico rispetto agli altri quartieri.
I frequentatori abituali
Il Molo è anche al centro di movimenti nel giorno, per chi si sposta nel quartiere a scopo di lavoro, commercio o per i servizi culturali e ricreativi. Nell’ultimo decennio il sestiere ha incrementato la presenza di fruitori dei servizi Horeca, diurni e serali/notturni, anche affermandosi come luogo principale della movida genovese. Si può ragionevolmente stimare che nel suo insieme i frequentatori sono almeno il 70% della popolazione residente.
I turisti
In ampliamento per la presenza di strutture di ospitalità alternative (tipo Airbnb) ma, anche rispetto ad altre zone del Centro genovese, focalizzate principalmente su alcune aree di maggior passaggio, come l’asse Porto Antico – De Ferrari nei canali di collegamento privilegiati di via San Lorenzo e, in parte, di Banchi-Campetto e San Matteo/Casana.
MAPPATURA CIVICA
In data 1 giugno 2021 ha preso avvio la “Mappatura civica del Quartiere del Molo”, prima iniziativa di citizen engagement che gli enti del Patto di Sussidiarietà hanno deciso di promuovere con lo scopo di raccogliere dati quantitativi e qualitativi sull’uso degli spazi pubblici e privati nella zona del Molo. L’iniziativa è aperta a tutti i cittadini, che mappando ogni spazio del sestiere descrivono nel dettaglio, la qualità, lo stato di abbandono di fondi e locali a ciglio strada, il verde presente, la vivibilità e il possibile progetto da applicare nel futuro.
Questi dati si sommano a quelli già disponibili rispetto alla situazione sociale, economica e demografica del quartiere raccolti a livello di base di censimento.
Obiettivi dell’operazione sono:
• Evidenziare situazioni di abbandono e difficoltà del sestiere
• Riqualificarlo attraverso progetti di rigenerazione degli spazi
1 Fonte Istat 2019
2 Scolarizzazione 66,2% (media 57%); disagio -7,52 (media -2,87)
• Rendere gli spazi vivibili per gli abitanti e attrattivi per i cittadini genovesi e i turisti
• Attivare percorsi di partecipazione civica alla co-progettazione del Patto di Sussidiarietà
Questa pratica, collettiva e partecipata, è un elemento che andrà a caratterizzare la realizzazione degli interventi di rigenerazione e, in prospettiva, tutto quello che si realizzerà nel sestiere avverrà con queste modalità, con il coinvolgimento di tutti, per produrre il “Sestiere del Molo” del futuro.
Alla prima giornata di mappatura hanno partecipato circa 80 persone, esponenti delle realtà coinvolte nel patto e semplici cittadini, e sono stati mappati circa 600 spazi, tra locali e luoghi pubblici. Un lavoro certamente ancora parziale ma che restituisce una prima immagine del quartiere già abbastanza definita.
La mappatura civica, che continua ad essere attiva, si sta svolgendo tramite un tool open source sviluppato dall’università di Harvard e implementato per l’occasione dal Centro Studi di Genova che osa.
Colpisce immediatamente il numero di locali vuoti a piano strada mappato: più di 100 sono chiusi e in stato di abbandono, a cui se ne somma una quarantina messa in vendita ma comunque attualmente chiusa. Chiusure e scarsa cura del territorio vanno ovviamente di pari passo e i vicoli col maggior numero di spazi sfitti sono quelli che presentano le maggiori criticità.
Nello specifico i dati emersi dalla mappatura sono i seguenti:


LE AREE DI VULNERABILITÀ
Il Molo può essere ricondotto a un insieme di 25 quartieri con elementi di vulnerabilità tenendo in considerazione un ventaglio di indicatori che ne riguardano la struttura complessiva. In particolare, riunisce condizioni di vulnerabilità immateriale e materiale. È un dato che accomuna il Molo, per aspetti differenti, ai quartieri più marginalizzati della città e lo rende, di fatto, un’area periferica nel cuore di Genova. I principali che abbiamo individuato sono:
DIVARICAZIONI DA FRAMMENTAZIONE DEMOGRAFICA
Una riguarda l’aspetto delle relazioni, per cui è alto il rischio di solitudine o che si creino sacche di emarginazione, data l’incidenza di persone sole (famiglie unipersonali, anziani over 75 soli, dati cittadini più elevati). In un contesto di arretramento dei servizi di welfare, sono frequenti i casi di scontri culturali tra istanze differenti: i nuovi giovani abitanti e frequentatori della vita serale contro gli anziani residenti storici, i residenti di origine italiana contro quelli di origine straniera (un residente su cinque al Molo non ha la cittadinanza italiana), i nuovi abitanti più benestanti contro quelli meno abbienti, la terziarizzazione e il proliferare di servizi ricreativi, alberghieri e della ristorazione contro stranieri e studenti che cercano alloggi a bassi costi, il turismo croceristico e di massa contro la vivibilità del territorio.
DIVARICAZIONI ECONOMICHE
Il quartiere nel complesso non ricade nella sezione più fragile della città. Tuttavia, il dato maschera una situazione interna diversificata: la popolazione anziana e la nuova popolazione di residenti con cittadinanza straniera presentano livelli di reddito, istruzione e occupazione generalmente inferiori. La nuova popolazione di giovani laureati si distingue per una maggiore sicurezza di mezzi economici e culturali, che se non è sempre data da redditi elevati e situazioni professionali stabili, però è contraddistinta da alti livelli raggiunti negli studi e dalla presenza di reti familiari e sociali più solide.
LA CRISI PANDEMICA
L’impatto del Covid-19 ha accentuato le disuguaglianze colpendo in particolare chi già era vulnerabile, sul piano strettamente economico ma anche rispetto all’ampiezza e solidità delle reti sociali, capacità di orientamento e accesso alle cure e al sistema dei servizi, qualità della casa, fragilità psicologica. Ha accentuato cioè delle vulnerabilità già forti nel Molo. Da un punto di vista epidemiologico si può notare secondo una ricerca del Secolo XIX come il centro storico sia un’area dove la mortalità è più cresciuta nel 2020 sul ‘19 (quasi il doppio rispetto all’incremento cittadino).
I VUOTI URBANI
Oltre la peculiare struttura demografica, che presenta opportunità uniche ma anche specifiche difficoltà, il Molo si distingue come un quartiere di vuoti urbani. Nel Molo, infatti, circa un’unità abitativa su quattro è vuota, per conseguenza il livello di degrado degli edifici è tra i più elevati in città.
Tale fenomeno deriva dalla storica fitta edificazione che caratterizza il quartiere, a cui però è seguito dall’immediato dopoguerra una costante diminuzione della sua popolazione. I successivi processi di terziarizzazione, prima, e di sviluppo di servizi turistici diffusi, poi, hanno solo parzialmente recuperato una minoranza degli edifici vuoti, peraltro talvolta generando parziali processi di gentrificazione e contribuendo, assieme al fatto che solo un limitato numero di appartamenti è generalmente sul mercato delle vendite e degli affitti, a mantenere un costo elevato delle case.
I CHIARI E GLI SCURI
L’area del sestiere del Molo presenta un forte disequilibrio nella diffusione delle opportunità di fruizione sociale e culturale. Alcune aree sono presidiate da centri aggregativi di varia natura e di produzione e fruizione della cultura e dell’intrattenimento, mentre altre ne sono quasi del tutto prive. Queste ultime sono assai numerose, distribuite a macchia di leopardo, e si presentano come luoghi degradati e lasciati, nella migliore delle ipotesi, alla buona volontà del singolo abitante, nella peggiore come aree in cui proliferano lo spaccio di droghe e la microcriminalità.
SICUREZZA, DISORDINE URBANO E ALLARME SOCIALE
Nonostante la mancanza di dati georeferenziati relativi alla fenomenologia criminale (delitti denunciati all’autorità giudiziaria) nel Sestiere del Molo, sia i dati ISTAT relativi alla città di Genova sia indagini e ricerche condotte da Università e istituti di ricerca, segnalano un significativo e diffuso calo dei reati cosiddetti “da strada” (furti, scippi, borseggi, danneggiamenti, ecc.). Per fare qualche esempio, il tasso di delitti per 100mila abitanti a Genova nel periodo 2010/2019 registra una riduzione del 43% dei furti totali (- 33% degli scippi e -40% dei furti con destrezza), un calo delle rapine del 27% (- 31% le rapine in pubblica via) e una significativa discesa delle denunce per danneggiamenti: – 37%. Questo fenomeno, peraltro registrato da tempo in tutta Italia, sia a livello complessivo che di singolo capoluogo, è certamente la coincidenza di più fattori.
Sebbene non si disponga di dati puntuali, è tuttavia naturale pensare che le aree urbane centrali della città (comprese
tra le due principali stazioni ferroviarie e al centro della principale offerta culturale e turistica) rappresentino, in termini assoluti, un luogo critico dal punto di vista dell’incidenza dei fenomeni di criminalità da strada. La rilevante presenza di turisti e city users, un tessuto urbano complesso e articolato, la presenza di criticità territoriali rilevanti, contribuiscono a definire un insieme di fattori in cui la possibilità di essere vittima di un reato può essere più alta che in altri contesti. Tuttavia, analizzando l’andamento del discorso pubblico, il rischio di essere vittima di reato non appare l’unico elemento che genera allarme sociale. La percezione di essere parte di un contesto degradato e depauperato alimenta rappresentazioni che amplificano le preoccupazioni dei cittadini alimentando un clima che non aiuta a trovare risposte univoche a fenomeni articolati e complessi.
La dinamica del Centro Storico e del Sestiere del Molo, in tema di sicurezza, da questo punto di vista, evidenzia effetti analoghi a quelli che è possibile osservare in molti contesti critici di altre città Italiane. Nonostante l’indubbio innalzamento del presidio ad opera della polizia locale e delle forze dell’ordine, malgrado gli ingenti investimenti in tecnologia di prevenzione situazionale (video sorveglianza), i fenomeni di disordine urbano non sembrano allentarsi, contribuendo anzi ad alimentare allarme sociale e proteste dei cittadini. Le stesse misure di contenimento attraverso il ricorso a ordinanze contingibile e urgenti per arginare alcuni fenomeni – si pensi al consumo di alcol in area pubblica o alla criticità rappresentata dalla movida – sebbene potenzialmente utili in condizioni di emergenza, non sembrano produrre effetti significativi dal punto di vista della deterrenza, né della riduzione di inquietudine da parte dei cittadini. Ulteriore elemento che risulta critico nella Città Vecchia e in particolare nel Sestiere del Molo è la manutenzione dello spazio pubblico. Nonostante gli evidenti miglioramenti rappresentati dall’introduzione degli accessi controllati agli Ecopunti Amiu (storica criticità nel Centro Storico), purtroppo continuano ad insistere fenomeni che contribuiscono a degradare la vivibilità del Molo: insufficiente pulizia, cura e manutenzione di vicoli e piazze; illuminazione e arredo urbano in condizioni critiche; comportamenti diffusi che contribuiscono a degradare lo spazio pubblico.
L’intervento generale di questo Patto prende avvio proprio con la messa a disposizione di competenze e risorse per l’implementazione di politiche di sviluppo locale. Tra questi i numerosi locali sfitti e abbandonati che determinano la desertificazione di intere vie e la mancanza di servizi e attività commerciali, la presenza di aree abbandonate e degradate, l’assenza di un tessuto sociale rappresentativo dei suoi abitanti e infine una movida notturna piuttosto aggressiva e disturbante.
IL SESTIERE NELLA GENOVA CHE CAMBIA
Nella definizione di un ampio progetto di riqualificazione sociale del sestiere, oltre alla fotografia dell’esistente, abbiamo tenuto in considerazione alcune prospettive generali cittadine che definiscono e orientano già le dimensioni dei bisogni locali:
1) Il contesto demografico. Necessità di fare i conti con la progressiva e strutturale riduzione di popolazione della città. Ad oggi il calo di residenti è in Liguria il più alto delle regioni del Nord Ovest, 2020 -9,9, Genova -11,2. Questo corrisponde a un ulteriore invecchiamento della popolazione e a un’accelerazione della contrazione delle nascite anche per effetto del ridursi della fascia femminile in età fertile. Tra il 2008 a oggi meno 60mila donne tra i 15 e i 49 anni. Gli under 18 sono nel 2020, il 13,5 della popolazione genovese con un indice di vecchiaia del 258 per cento (258 over 65 su 1 under 14).
Le previsioni danno nel prossimo decennio gli over 75 al 17,7 e degli under 35 al 29,3.
Per conservare vitalità al sestiere è indispensabile quindi farlo diventare attrattivo alle giovani coppie per qualità della vita e i servizi all’infanzia. Che vuol dire asili di qualità ma anche spazi pubblici, accesso ai servizi. Il Molo può diventare il primo quartiere di Genova che si muove per evitare la sparizione progressiva dei residenti. Importante il coinvolgimento delle seconde generazioni immigrate.
Allo stesso tempo garantire le migliori condizioni agli anziani, favorendo contesti di cohousing e di servizi collettivi. Introducendo cioè innovazione, che produce lavoro, e attrattività anche per le generazioni più vecchie. Con la trasformazione di spazi (pubblici o privati) non utilizzati in residenze di qualità per anziani, con spazi privati e servizi pubblici. Già si stanno presentando a Genova società nazionali che hanno sviluppato questo business (la prima esperienza sarà in Piazza Dante spazi ex Carige).
Sia infanzia sia anziani presuppongono una forte sviluppo della prossimità come logica dell’organizzazione urbana. Per questo diventerà determinante lo sviluppo di reti immateriali di accesso all’insieme dei servizi, favorite dalla presenza di poli di attrazione, come di case di quartiere.
2) Il mutamento urbano circostante. Il prolungamento del water front, la possibile ulteriore riduzione dell’area portuale, il previsto attracco crociere, le modalità di collegamento con il centro città, non assegnabile solo al “passo di Piazza Cavour”, il tunnel portuale, l’abbattimento della sopraelevata, sono tutti elementi che devono essere valutati.
Perché sono decisivi nel delineare il destino del sestiere. Può prendere forma sia una gentrificazione esasperata come una enclave marginale di sopravvivenza. Fare i conti con quanto accadrà non è eludibile. A partire dagli effetti sui valori immobiliari e sulla rete commerciale. In parte bisognerà pensare anche come garantire un’esistenza di comunità e l’inserirsi in un sistema turistico non massivo e non fondato su B&B desertificanti. Considerare quindi forme originali e innovative di accoglienza, anche per target specifici (ostelli per giovani Erasmus, alloggi per congressisti). Trovare un rapporto con il turismo che produca lavoro e relazioni territoriali.
Anche la mobilità dal sestiere verso il centro potrà essere oggetto di interventi: ridisegnare i flussi di mobilità corrisponde anche a ridisegnare le relazioni dentro il territorio. Gli spazi tra il Molo e le Mura sono separati come ci fosse ancora il mare. Ricollegarli può aprire un accesso diretto e più veloce a De Ferrari e dintorni ma anche a Ravecca e al perimetro dei giardini Luzzati.
3) Lavori tra tradizione e innovazione. L’analisi demografica ha già evidenziato come si dovrà porre attenzione allo sviluppo di servizi di qualità come lavoro (alla persona anziana, ai minori). Ma un quartiere vive anche perché ci si va. Perché è spazio produttivo sostenibile e di qualità che diventa fattore circolare di coesione. Capace di creare un tessuto produttivo anch’esso collegato con l’innovazione evitando la pura residenzialità o la riduzione alla sola ristorazione. Il mix tradizione/innovazione è fattore di crescita equilibrata. Ed è attrattivo per l’insediamento di nuove attività.
Per il sestiere questa visione indica come opportuno inserire nella rete commerciale artigianato di qualità, in tendenziale sparizione. Si può pensare una riconversione di negozi per laboratori che possono essere essi stessi attrazioni e pensare qualche via interna come spazi per la creatività giovanile o start up.